Milano – Il filone di inchiesta della procura di Milano sui ‘serbatoi di manodopera‘ indaga su Amazon Italia. La Guardia di Finanza ha infatti sequestrato 121 milioni di euro. Le indagini, scrive il procuratore di Milano Marcello Viola, “hanno a oggetto il fenomeno della somministrazione illecita di manodopera” e le ipotesi investigative riguardano “una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale”, ossia Amazon Italia Transport Srl, “del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo dei falsi documenti“.
Il “meccanismo fraudolento è tutt’ora in atto, con rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Amazon Italia Transport Srl”, si legge nel decreto di sequestro firmato dai pm Paolo Storari e Valentina Mondovì. La presunta frode, attraverso la “somministrazione illecita di manodopera”, sarebbe stata commessa, stando alle imputazioni, tra il 2017 e il 2022, con effetti anche sulle dichiarazioni Iva del 2023. Emerge, scrivono ancora i pm, “un sistema piramidale con all’apice Amazon Italia Transport Srl nella gestione del servizio di trasporto e consegna cosiddetto ‘di ultimo miglio’ in apparenza affidato a enti fornitori, realizzato a vari livelli attraverso la concatenazione di contratti di appalto o di trasporto ed il coinvolgimento di diversi soggetti quali ‘serbatoi di primo livello’ e ‘serbatoi di secondo livello’”. Amazon Italia Transport Srl, “attraverso i propri dispositivi tecnologici, esercita poteri direttivi organizzando di fatto l’attività complessiva di distribuzione e consegna merci, compresa quella relativa alla cosiddetta consegna ‘di ultimo miglio’ in apparenza appaltata” a fornitori, “esercitando direttamente nei confronti dei singoli corrieri, formalmente dipendenti dai sopra citati fornitori, i poteri specifici del datore di lavoro”, anche nel “controllo del loro operato”. Si tratterebbe quindi di una “eterodirezione digitale“, scrivono i pm.