Milano – Inflazione, dazi, rincari e instabilità economica continuano a mettere sotto pressione le piccole imprese italiane: il 35% dei commercianti si dice pessimista sul futuro del proprio business, complici l’aumento dei costi, le difficoltà nei rifornimenti e il cambiamento delle abitudini di consumo da parte dei clienti. Per sette retailer su dieci, le tensioni commerciali fra Usa, Cina ed Europa hanno influito negativamente sulle attività, con tempi di consegna più lunghi, rincari delle materie prime e la necessità di adattare rapidamente la propria offerta. Quasi la metà degli esercenti (il 48,6%) rileva che i consumatori hanno diminuito la spesa abituale.
Questi dati provengono dall’Osservatorio Small Business di SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali Nell’ultimo anno, il 49,1% degli esercenti ha dovuto far fronte a un aumento dei costi di consegna e delle materie prime, mentre il 23,1% ha sperimentato un allungamento dei tempi di approvvigionamento. In molti casi, queste criticità hanno imposto un cambio forzato nella catena di fornitura (20,1%) e, in alcuni casi, una riduzione della varietà di prodotti offerti (19,5%).
Parallelamente, il comportamento dei consumatori è cambiato in modo evidente: il 48,6% degli esercenti segnala che i propri clienti acquistano meno frequentemente o spendono meno, mentre il 33,1% osserva una crescente attenzione al prezzo, con un maggior ricorso a sconti e confronti tra offerte. Il 30,3% nota anche una tendenza verso alternative più economiche, segnale di una maggiore fragilità del potere d’acquisto.