Roma – Addio alle agevolazioni sulla ‘tampon tax’? La bozza della nuova Legge di Bilancio prevede che i prodotti per l’infanzia come latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei più piccoli (così come assorbenti, tamponi e coppette mestruali) non possano più godere dell’Iva al 5%, e tornino quindi a essere tassati al 10%.

La riduzione dell’aliquota dal 22% al 5% sui prodotti e servizi dell’infanzia aveva avuto origine lo scorso anno dalla coalizione di centrodestra. Eppure, i prezzi sono scesi in misura inferiore alle aspettative per tutti i prodotti coinvolti, a partire da pannolini e seggiolini auto.

La decisione del Governo è stata subito aspramente contestata dalle associazioni dei consumatori, che lo accusano di rinunciare a un intervento fondamentale sui prezzi di beni di assoluta necessità per le donne e la famiglia.

“Si tratta di una brutta notizia per un Paese in cui la natalità è un grave problema per il futuro”, ha commentato Anna Rea, presidente di Adoc (Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori). “In un quadro economico per le famiglie già disastrato dal caro vita, crescere i figli costa. Solo per l’acquisto dei pannolini, le famiglie spendono mediamente 726 euro l’anno a figlio; per gli alimenti per bambini si sono registrati nel corso del 2023 aumenti del 15,2%. Il tema non è portare dal 5% al 10% l’Iva su tali prodotti perché i prezzi non sono diminuiti, anzi sono aumentati, dato che la maggior parte dei commercianti non ha ridotto i listini al pubblico. La ragione va ricercata nella speculazione e nella mancanza di controllo dei prezzi”.